Beni Relazionali

Promuovere e sviluppare una politica che assuma la solidarietà come proprio tratto distintivo significa, concretamente, procedere alla costruzione di uno “spazio della prossimità socio-culturale”, che presuppone un elevato livello di interazione intersoggettiva, la creazione di uno sfondo comune e di un clima di confidenza e fiducia reciproca, la costruzione di una cultura civica. Il collante di questa cultura è costituito dai cosiddetti beni relazionali, i quali, a differenza di un bene privato, che può essere goduto da solo, e a differenza, altresì, di un bene pubblico, che può essere goduto congiuntamente da più soggetti, presentano una duplice connotazione.

Per quanto attiene il lato della produzione, essi esigono la compartecipazione di tutti i membri di una determinata comunità o organizzazione sociale, senza che i termini della compartecipazione siano negoziabili. Relativamente al lato del consumo, accade che la fruizione di questi beni non può essere perseguita prescindendo dalla situazione di bisogno e dalle preferenze degli altri soggetti, perché il “rapporto con l’altro” è costitutivo dell’atto di consumo. Consegue da ciò che nella fornitura di un bene relazionale, la comunicazione diviene l’elemento chiave. La prestazione di beni relazionali diventa ottimale quanto più è la conseguenza di ciò che accomuna, quanto più cioè essa è il risultato di uno sfondo condiviso di senso, di obiettivi e di valori. Per la propria specifica natura, il bene relazionale è pertanto tale da favorire il crearsi e consolidarsi di relazioni basate sullo scambio dialogico,  sull’affidabilità reciproca, e dunque sul mutuo sostegno e sulla coesione.

I beni relazionali sono quelli il cui valore aumenta con la diffusione e la condivisione: l’amicizia, la fiducia, il senso civico, la giustizia, la partecipazione, la conoscenza. Sono dunque quelli che irrobustiscono e diramano la solidarietà e che possono diventare i cardini di un modello di crescita economica e di progresso sociale a misura d’uomo, per superare quello attuale, estremo e selvaggio, che ha generato la crisi, ridotto in povertà milioni di persone e violentato l’ecosistema. A un’economia che espropria e mette a beneficio di pochi privilegiati i beni di tutti, quelli naturali, sociali e culturali, bisogna cominciare a contrapporre una via alternativa che valorizzi questi beni e li gestisca in un’ottica di lungo periodo a vantaggio delle comunità.

 

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